Contratti a tempo determinato: cosa cambia sul periodo di prova dal 2025

Dal 12 gennaio 2025 entreranno in vigore importanti novità in materia di periodo di prova per i contratti a tempo determinato. Con la circolare n.6/2025, il Ministero del Lavoro ha fornito chiarimenti fondamentali per tutte le imprese che gestiscono rapporti a termine, con l’obiettivo di garantire maggiore coerenza e tutela, sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. 

Il principio guida: proporzionalità 

La nuova normativa ribadisce che il periodo di prova deve essere proporzionato: 

  • Alla durata del contratto 
  • Alle mansioni da svolgere 
  • Alla natura dell’impiego 

 

Non sarà quindi più possibile applicare un periodo di prova standard e indistinto: ogni contratto dovrà prevedere una prova coerente con i suddetti criteri, salvo disposizioni migliorative della contrattazione collettiva. 

 

Durata del periodo di prova: i nuovi limiti 

Il Ministero ha stabilito parametri ben precisi: 

  • 1 giorno di effettiva prestazione ogni 15 giorni di calendario a partire dall’inizio del contratto. 
  • Durata minima: 2 giorni. 
  • Durata massima: 
  • 15 giorni per contratti fino a 6 mesi 
  • 30 giorni per contratti oltre i 6 mesi e fino a 12 mesi 
  • Per contratti oltre i 12 mesi, si applica sempre il calcolo proporzionale (1 giorno ogni 15), anche oltre i 30 giorni, salvo disposizioni più favorevoli della contrattazione collettiva. 

Attenzione: i limiti massimi non possono essere derogati in senso peggiorativo nemmeno dai contratti collettivi. 

 

Niente nuovo periodo di prova in caso di rinnovo 

Uno dei passaggi più rilevanti della circolare riguarda il rinnovo dei contratti a tempo determinato. Se il contratto viene rinnovato per le stesse mansioni, non può essere previsto un nuovo periodo di prova. 

Questa indicazione si allinea al principio per cui il lavoratore ha già dimostrato la propria idoneità, rendendo superflua e non giustificabile una nuova verifica. 

 

Contratti collettivi: quali si considerano “più favorevoli”? 

Il legislatore ammette l’applicazione di previsioni contrattuali più favorevoli al lavoratore, ma non specifica il livello contrattuale da considerare. 

Il Ministero precisa che: 

  • Si fa riferimento al contratto collettivo applicato dal datore di lavoro 
  • In base al principio del favor praestatoris, si considera più favorevole una minore estensione del periodo di prova, per via della precarietà che esso comporta per il lavoratore 

 

Perché è importante intervenire ora 

Molte imprese si trovano oggi a gestire contratti a termine con clausole standardizzate, spesso non aggiornate né calibrate sulla durata effettiva del rapporto o sulle mansioni previste. Le nuove indicazioni rendono necessaria una revisione puntuale delle lettere di assunzione, delle policy aziendali e delle prassi operative. 

È inoltre importante: 

  • Coordinarsi con il proprio consulente per verificare la conformità ai contratti collettivi applicati 
  • Adeguare i modelli contrattuali aziendali 
  • Formare il personale HR per una corretta applicazione dei nuovi criteri 

 

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