
Il 2025 si apre con importanti novità in materia di pensioni, introdotte dalla Legge di Bilancio 207/2024, che delineano un quadro più articolato e flessibile per l’uscita dal lavoro. Se da un lato si offre una nuova possibilità di pensionamento anticipato per i lavoratori contributivi, dall’altro viene rilanciata e potenziata una misura di incentivo alla prosecuzione dell’attività lavorativa, con benefici anche di natura fiscale.
Pensione anticipata a 64 anni per i lavoratori contributivi: come funziona
La novità più significativa riguarda l’introduzione, a partire dal 2025, di una nuova finestra di pensionamento anticipato riservata ai lavoratori con anzianità contributiva interamente successiva al 1° gennaio 1996. Per questi soggetti è ora possibile accedere alla pensione a 64 anni di età, a condizione che siano stati maturati almeno 25 anni di contributi (che diventeranno 30 a partire dal 2030) e che l’importo complessivo del trattamento pensionistico pubblico e della rendita della previdenza complementare raggiunga almeno 3,2 volte l’importo dell’assegno sociale (nel 2025, circa 1.502 euro mensili).
Attenzione: per centrare questo obiettivo, il legislatore ha previsto che sia possibile sommare pensione pubblica + previdenza complementare, innovazione che, se ben pianificata, può aprire scenari nuovi per la progettazione previdenziale. Tuttavia, il rovescio della medaglia è rappresentato da una limitazione rilevante: chi accede a questa pensione anticipata non potrà cumulare redditi da lavoro (autonomo o dipendente), con l’unica eccezione del lavoro autonomo occasionale, entro il limite dei 5.000 euro annui.
Questo significa che, al momento della scelta, sarà importante valutare bene non solo l’importo della pensione, ma anche le conseguenze fiscali e reddituali legate alla cessazione o alla prosecuzione dell’attività lavorativa.
Incentivo per chi decide di restare al lavoro: un’opportunità da considerare
Accanto alla possibilità di uscire prima dal lavoro, la Legge di Bilancio 2025 offre anche uno stimolo economico per restare al lavoro: si tratta di un incentivo già sperimentato negli anni scorsi, ma ora ampliato e reso più vantaggioso. Chi ha maturato i requisiti per la pensione anticipata flessibile (Quota 103) oppure la pensione anticipata ordinaria può infatti scegliere di non andare in pensione e continuare l’attività lavorativa, ricevendo in busta paga la quota di contribuzione IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) normalmente a carico del lavoratore.
In pratica, una parte di quanto versato ogni mese all’INPS viene direttamente corrisposta al lavoratore come retribuzione, senza tassazione. Questa novità della versione 2025 rende la misura particolarmente interessante da un punto di vista economico.
Naturalmente, questa scelta comporta anche una riduzione del montante contributivo che verrà accreditato all’INPS e, quindi, potenzialmente, una minore pensione futura. È quindi fondamentale valutare il bilancio tra vantaggi immediati e impatto previdenziale a lungo termine, preferibilmente con il supporto di un consulente.
Previdenza: serve una strategia personalizzata
Queste nuove misure confermano una tendenza ormai consolidata: il sistema previdenziale sta diventando sempre più flessibile, ma anche più complesso.
Scelte che sembrano semplici – andare in pensione un anno prima, proseguire l’attività per ottenere un incentivo – possono nascondere conseguenze importanti in termini di:
- Fiscalità
- Importo della pensione futura
- Compatibilità con redditi da lavoro
- Programmazione della previdenza complementare
In questo scenario, il ruolo del Consulente del Lavoro assume un’importanza strategica, perché permette al lavoratore (o all’azienda, se si tratta di pianificare le uscite del personale) di non affidarsi al caso, ma costruire un percorso previdenziale consapevole, sostenibile e vantaggioso.
Le opportunità offerte dalla Legge di Bilancio 2025 possono essere molto vantaggiose, ma vanno valutate con attenzione. Ogni lavoratore ha una storia contributiva diversa, e ogni scelta previdenziale deve tenere conto di una molteplicità di fattori: retribuzione, età, salute, prospettive professionali, e molto altro.
Anche per le aziende, queste novità rappresentano un’occasione per accompagnare i propri dipendenti verso l’uscita o la permanenza attiva, ottimizzando i costi e valorizzando l’esperienza del personale senior.
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